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Consiglio | 14.09.2022 | 11:58
Lavori Consiglio: assegno di cura, salario minimo, personale insegnante- CON FOTO e VIDEO
Proposte di Team K, Movimento 5 Stelle/SVP, Gruppo verde
Link foto (Consiglio/Werth): https://www.flickr.com/photos/landtagconsigliocunsei/
Link video (COnsiglio/GNews): https://we.tl/t-2pB3PSoYjL
È ripresa oggi in Consiglio provinciale la trattazione della mozione n. 603/22: Assegno di cura - accelerare le procedure, avviata ieri, con la quale Maria Elisabeth Rieder (Team K) proponeva di impegnare la Giunta provinciale a (1) adottare immediatamente delle misure a breve termine per accelerare l’elaborazione delle domande accumulate e a mettere provvisoriamente a disposizione personale aggiuntivo per l’inquadramento; se ciò non dovesse essere possibile, ad autorizzare l’inquadramento in base ai certificati medici o aumentare il numero di quesiti nei questionari allegati alle domande per permettere il primo inquadramento e mettere a disposizione i mezzi finanziari necessari; (2) prevedere il primo inquadramento d’ufficio nel primo livello assistenziale fino a quando gli inquadramenti non potranno nuovamente avvenire entro un periodo ragionevole, (3) elaborare quanto prima delle misure per ottimizzare il processo di inquadramento in modo da elaborare le domande entro il termine inizialmente previsto e prevedere a tale scopo, se necessario, mezzi aggiuntivi nel bilancio.
Sandro Repetto (Partito Democratico -. LIste civiche) ha ritenuto che l'assegno di cura fosse un provvedimento di rilevante impatto sociale, che però andava urgentemente rivisto. Dalla sua introduzione erano esplosi i costi, e si era intervenuti con procedure burocratiche complicate, che avevano avuto effetti modesti. Nella cittadinanza era cresciuto quindi il malcontento. Anche l’attesa di 6 mesi dal manifestarsi delle prime patologie era vissuto come ingiustizia, così come il fatto che il team di esperti potesse effettuare solo accertamenti, e non consulenza. Anche la procedura telematica era un ostacolo. Il sistema inoltre alimentava il lavoro in nero. Era opportuno investire sugli strumenti di inquadramento nell’ambito della diagnosi sociale e professionale, rivedere con urgenza principi, obiettivi e finalità dei criteri relativi all’assegno di cura. Sulla mozione, egli si sarebbe astenuto.
Franz Ploner (Team K) ha chiarito che un tempo d’attesa di 5-.6 mesi non era accettabile, in particolare per chi si occupava della cura, così come non era accettabile una retrocessione nei livelli di cura. Questo non si spiegava solo con l’assenza di personale, in quanto molto poteva essere svolto in via digitale. Egli ha portato quindi l’esempio di una famiglia che aveva fatto ricorso contro il livello di classificazione ricevuto: il padre soffriva di un tumore maligno, aveva avuto una classificazione al livello 3, poi era stato riportato al livello 1. Il ricorso era stato accolto, ma nel frattempo il padre era deceduto.
Magdalena Amhof (SVP) ha ammesso che il tema era acuto, ma la Giunta non era inattiva, ne era ben consapevole e lo affrontava. Di fatto c’era personale insufficiente nell'ambito della cura, situazione peggiorata in tempi di coronavirus. Il punto 1 non era accettabile, in quanto al punto 2, una classificazione d’ufficio al livello 1 era già prevista, ma questo aveva causato un blocco, pertanto nemmeno questo era accettabile. Accettabile era la prima parte del punto 3 (misure di ottimizzazione): inoltre, ogni suggerimento creativo in questo senso era benvenuto.
L’ass. Waltraud Deeg ha chiarito che all’inizio della pandemia era stato necessario impostare l’attività domiciliare dei team, per evitare i contagi, e che molti collaboratori erano stati dirottati in strutture sanitarie e di cura. Per due volte era stata introdotta la classificazione automatica, che però doveva essere elaborata a mano, il che non avveniva così velocemente. Ora si cercava di affrontare le assenze nei teams; mancavano soprattutto infermieri e infermiere, al momento erano in servizio ⅔ dei teams di inquadramento. Per affrontare i lunghi tempi d’attesa era stato elaborato un iter standardizzato di inquadramento partito ad agosto. Negli ultimi tempi i giovani avevano avuto prospettive di lavoro molto buone, e questo era una buona notizia, ma i lavori di cura avevano subito concorrenza da parte di altri posti di lavoro: si trattava infatti di lavorare con persone bisognose, accompagnandole fino alla morte, facendo turni anche notturni, con orari scomodi e difficilmente conciliabili con la famiglia. Tuttavia, il problema del personale riguardava anche altri settori, dal turismo alla formazione. Era da sottolineare che gli esperti erano il personale di cura, non i medici; tuttavia, ci si confrontava con i medici di medicina generale per coinvolgerli di più, tuttavia sempre con riferimento a modelli standardizzati e riconoscendo che erano già sufficientemente oberati. Andava considerato che il 20% delle domande venivano respinte, e quindi una classificazione d’ufficio portava il rischio di essere chiamati successivamente a restituire quanto ricevuto. Bisognava comunque ricordare che la provincia di Bolzano era l’unica ad aver introdotto un modello di inquadramento per la cura delle persone con non autosufficienza come quello in atto, che si doveva continuare a finanziare. Maria Elisabeth Rieder (Team K) ha apprezzato che si fosse tutti d’accordo sulla necessità di intervenire sui tempi d'attesa; 2.900 persone e le rispettive famiglie erano in attesa, con tutti i disagi connessi, e questo non era accettabile: bisognava affrontare queste liste d’attesa. Spettava alla politica rendere più attrattivi questi posti di lavoro, in parte tramite la retribuzione, in parte rendendoli più conciliabili con la famiglia. La soluzione non era semplice, in quanto la sfida era complessa, tuttavia l’assessora non aveva mai invitato al confronto. Quello che era importante, era trovare una soluzione per le persone della provincia, per chi aveva bisogno di cura e per i loro famigliari, che non dovevano trovarsi davanti anche alle difficoltà burocratiche. La consigliera ha quindi chiesto di stralciare le parole dopo “inquadramento” al punto 3. Respinte le premesse (15 sì, 17 no) e i punti (1) (14 sì, 17 no, 1 ast.) e (2)(14 sì, 17 no, 1 ast.), il punto (3) così modificato è stato approvato con 30 sì e 1 no.
Diego Nicolini (movimento 5 Stelle) ha presentato poi la mozione n. 514/21: Istituzione del salario minimo orario per i lavoratori pubblici e privati, trasformata nel voto 46/22, cofirmato dalla SVP. Egli ha sottolineato che l’articolo 36 della Costituzione prevede il diritto a una retribuzione equa e sufficiente a condurre una vita libera e dignitosa, ma così non era. Nonostante mancasse forza lavoro in tutti i settori, 5 milioni di persone in Italia ricevevano un salario che era sotto quello minimo, e non si trattava di lavoratori sfruttati dal caporalato, ma spesso di donne e giovani che svolgevano lavori normali, tant’è vero che un terzo dei percettori del reddito di cittadinanza stavano già lavorando. Ricordando che l’Italia era l’unico Paese europeo dove le retribuzioni non erano aumentate negli ultimi anni, Nicolini ha evidenziato anche il salario minimo è considerato un importante strumento di lotta contro la povertà e contro le disuguaglianze economiche, in grado inoltre, secondo l'Unione Europea, di favorire una giusta competizione e una ripresa economica dalla crisi pandemica. Egli ha quindi chiesto che il Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano sollecitasse il Governo e il Parlamento a sostenere, in tutte le sedi istituzionali, gli atti e le misure che prevedono l'istituzione del "salario minimo orario legale" per tutti i lavoratori-
Alessandro Urzì (Fratelli d’ÄItalia) ha parlato di “specchietto per le allodole”: la misura interverrebbe solo su un 3% dei lavoratori che sfuggono ai contratti sottoscritti dalla triplice sindacale. L’unico intervento efficace era la riduzione del cuneo fiscale, ma su questo non si era intervenuti. Questo avrebbe favorito non solo i lavoratori ma anche le imprese, così come la detassazione. Bisogna anche ricordare che c’era una massa di reddito di cittadinanza pagato dal contribuente, che aveva sottratto una massa di forza lavoro: esso andava abolito.
Gerhard Lanz (SVP) ha ricordato l’approvazione a inizio estate di un analogo documento dei Freiheitlichen, e ricordato che nei contratti collettivi esiste già un salario minimo, e che in Germania l'introduzione del salario minimo ha portato all'adattamento al ribasso di molti contratti collettivi. Annunciando sostegno alla proposta, Lanz si è comunque detto scettico: con essa non si risolvevano tutti i problemi.
Maria Elisabeth Rieder (Team K) ha chiarito che se 21 stati in europa prevedevano questa misura, essa non doveva essere così negativa. La discussione in merito era importante., così come quella sulla riduzione della tassazione. In Italia così come in Alto Adige, i contratti collettivi avevano una debolezza: non venivano ritrattati annualmente, ma prolungati. Il salario minimo nazionale sarebbe probabilmente troppo ridotto per l'Alto Adige, ci vorrebbe una quota differenziata. Il lavoro era strettamente collegato con la dignità delle persone, e la retribuzione serviva per coprire i vari bisogni, dal cibo alla salute all'istruzione: tutti dovevano guadagnare a sufficienza per coprire tali bisogni con dignità. Il salario minimo era un piccolo passo ma non la soluzione: si sarebbe comunque sostenuto il voto.
Riccardo Dello Sbarba (Gruppo verde) ha ritenuto il salario minimo obbligatorio una misura di civiltà. In Germania esso funzionava positivamente: non riguardava tutti, ma gli ultimi, i meno protetti dai contratti. Esso doveva rappresentare un freno d’emergenza, un paracadute, una difesa elementare della dignità di chi lavora. Certo, andava anche ripensato il peso fiscale sul lavoro: si sarebbe visto cosa avrebbe fatto il nuovo governo, perché i conti dovevano tornare, per esempio aumentando le tasse sulla rendita o sui prodotti inquinanti. Tutti i governi, compreso quello di Trump, che avevano promesso la riduzione delle tasse, alla fine le avevano aumentate. Ha quindi annunciato sostegno alla mozione.
Magdalena Amhof (SVP) ha ringraziato Nicolini per la trasformazione in voto della mozione: il suo gruppo l’avrebbe approvato. Un salario minimo sarebbe stato introdotto in tutti gli Stati europei, ed era già stato introdotto in Germania, con 12 € l’ora. Questo però non era più un tema, perché a fronte della scarsità di forza lavoro, tale cifra veniva già pagata in quasi tutti gli ambiti.
Il presidente della Provincia Arno Kompatscher ha ricordato che questa richiesta era stata già sostenuta: chi lavora ha diritto a una retribuzione e a una vita dignitosa. In Europa c’erano già molti esempi. Anche i datori di lavoro però dovevano fare la loro parte, l'introduzione del salario minimo non li esentava da migliorare i contratti collettivi. La richiesta sarebbe stata sostenuta dai rappresentanti in Parlamento. Diego Nicolini, ringraziando per l’ampio sostegno, ha replicato che il 3% della popolazione lavorativa sono comunque tante persone. Per intervenire sul cuneo fiscale bisogna effettivamente aumentare la tassazione altrove, per esempio, come detto, sul capitale. La pandemia ha cambiato le priorità anche nell’ambito del lavoro, tuttavia andava sottolineato che mantenersi col proprio lavoro era sempre più difficile. Nicolini ha quindi ringraziato Amhof per il sostegno. La mozione è stata quindi approvata con 26 sì e 5 astensioni.
Hanspeter Staffler (Gruppo verde) ha quindi presentato la mozione n. 599/22: Il personale docente va valorizzato da un punto di vista economico e professionale, con la quale, evidenziando che il personale insegnante segnalava in tanti modi la propria situazione critica, essendo sempre più frustrato ed esausto, aggiungeva che tra il 2014 e il 2019 le dipendenti e i dipendenti pubblici delle scuole avevano subito una perdita di salario reale pari al 2,5%, e che ciò era particolarmente doloroso per gli insegnanti e le insegnanti che, rispetto ad altri settori del pubblico, già prima percepivano un reddito lordo annuo basso. Il personale docente era profondamente indignato dalla poca considerazione per il proprio lavoro – lo riferivano anche i media e i sindacati, ed era da considerare anche l’imminente ondata di pensionamenti, che avrebbe colpito duramente le scuole. La generazione dei cosiddetti baby-boomer, nati negli anni ‘60, a breve sarebbe andata in pensione: l'ideale sarebbe stato che i posti vacanti venissero ricoperti da chi era nato negli anni ‘90, ma facendo un semplice calcolo matematico sulla base delle nascite, in costante calo, ciò risulta difficile. C’era urgentemente bisogno di un pacchetto di finanziamenti per riuscire a portare a un buon livello gli stipendi degli insegnanti/delle insegnanti, con incremento dei redditi come minimo del 30 per cento nel medio termine, per riuscire almeno in parte a tenere il passo con altri settori e con le confinanti regioni germanofone. Servivano poi soluzioni creative, che potevano anche differenziarsi da una scuola all’altra: a tal riguardo andavano coinvolti soprattutto i sindacati e la dirigenza scolastica; già una leggera dilazione dell’ondata di pensionamenti sarebbe stata d’aiuto per il mondo della scuola. La politica doveva darsi da fare, per esempio con un’audace iniziativa per la formazione che contemplasse approcci organizzativi come l’age management, modelli di orario flessibile o lo smart working. I rappresentanti e le rappresentanti della maggioranza politica, ha aggiunto Staffler, citano spesso e volentieri gli importi straordinariamente alti che il bilancio provinciale prevede per l’istruzione scolastica: risulta però difficile comparare la fetta di bilancio provinciale riservata all’istruzione agli importi previsti da altri Paesi, dato che nella maggior parte di questi, eccezion fatta per il Lussemburgo, le spese per l’istruzione sono iscritte nei bilanci a livello statale, regionale o comunale. Considerando invece la spesa pro-capite, quella per l’istruzione dell’Alto Adige si assesta attorno o al di sotto della media internazionale dei Paesi OCSE: se si fa un paragone con la Svizzera, l’Alto Adige rimane parecchio indietro. Egli ha quindi proposto di incaricare la GIunta provinciale 1. di predisporre uno studio comparativo tra le spese per l’istruzione degli Stati OCSE, con l’obiettivo di capire quali sono i punti deboli del sistema scolastico altoatesino a livello strutturale e finanziario; 2. di concordare, a livello di contrattazione collettiva, dei pacchetti finanziari per il personale docente delle scuole di ogni ordine e grado, al fine di garantire un aumento sostanziale degli stipendi reali nel medio periodo; 3. di concepire, a livello di contrattazione collettiva, misure di sostegno per il personale insegnante delle scuole di ogni ordine e grado, quali l’age management, i modelli di orario di lavoro flessibile, i programmi di resilienza o altri progetti di supporto e di valorizzazione.
Alex Ploner (Team K) ha chiarito che la percentuale del budget provinciale riservato all’istruzione dice poco, quello che conta è la retribuzione che effettivamente arriva nelle tasche degli insegnanti, che devono con essa potersi mantenere, ie in primis affrontare gli alti costi delle abitazioni. Egli ha evidenziato che molti insegnanti avevano perso la motivazione, a fronte della scarsa considerazione che aveva il loro lavoro, della bassa retribuzione, del bonus digitale che non aveva funzionato. In confronto con i Paesi migliori, le retribuzioni degli insegnanti italiani erano molto indietro: il suo gruppo avrebbe approvato la proposta.
Gerhard Lanz (SVP) ha ritenuto che le soluzioni proposte non fossero oneste. Anche in n Isvizzera, dove le retribuzioni erano maggiori, mancava personale, ed era vero che la considerazione del lavoro degli insegnanti non era alta, ma quella di altre categorie, compresi i politici, era molto più bassa. Tutti parlavano di sostenibilitá, e per`si chiedevano sempre più soldi. La proposta non era accoglibile, si doveva andare alla base del problema, e questo non riguardava solo la retribuzione.
Il denaro non era l’unico e decisivo problema, ma tutti ne avevano bisogno per vivere, ha detto Josef Unterholzner (Enzian), che ha aggiunto che se diminuiscono i tassi di nascita diminuiscono anche i bambini in età scolastica, quindi servirebbero meno insegnanti. Forse qualcosa non quadra nel sistema. Anche qui bisognerebbe introdurre il principio “Meno è più”, riducendo la burocrazia, lo stress degli insegnanti, e aumentando la qualità e il tempo per gli alunni, la considerazione per gli insegnanti.
Sven Knoll (Süd-Tiroler Freiheit) ha chiarito che senza l’eccezionale impegno degli insegnanti non sarebbe stato possibile proseguire con le elezioni in tempo di pandemia. Vero era che altrove gli insegnanti venivano pagati meglio, e questo causava anche emigrazione. Un grande problema stava nella considerazione che avevano gli insegnanti, nonché l’invidia che emergeva quando si considerava il loro stipendio senza tenere conto che il loro tempo di lavoro non riguardava solo il momento della lezione frontale. Tuttavia, c’era bisogno di un cambiamento della considerazione sociale, non bisognava ridurre tutto agli stipendi, anche se le prestazioni andavano adeguatamente pagate.
L’ass. Philipp Achammer ha apprezzato che dal dibattito fosse emerso che non si trattava solo di retribuzioni. Un insegnante o un’insegnante che lavora bene, e sono tanti, impiega tantissimo tempo per prepararsi, e spesso questo non riceve adeguato riconoscimento, questo riguarda anche altre categorie riconducibili all’autorità. Le sfide per gli e le insegnanti sono aumentate molto, anche perché vengono affidati alla scuola molti compiti aggiuntivi. Attualmente è difficile trovare personale specializzato: sul fronte degli insegnati di sostegno, era stato aumentato il contingente, ma ora mancavano le domande; in passato le liste d’attesa per un posto di ruolo erano molto lunghe, ora non più. Achammer ha ricordato anche gli “assurdi” sforzi per impiegare personale pensionato per qualche ora. Per quanto riguarda i costi della vita, c’era da domandarsi se a fronte di essi si dovesse garantire sempre lo stesso standard di vita. C’era un problema di base, che riguardava la contrattazione separata per insegnanti provinciali e quelli statali: il personale insegnante doveva essere pagate tutto allo stesso modo. C’erano 60 milioni € a disposizione, 20 per anno, e bisognava intervenire al più presto: la settimana prossima si sarebbe fatta una proposta ai sindacati. Achammer ha quindi proposto a Staffler di sospendere la mozione per attendere l’esito di questo incontro. Hanspeter Staffler ha accolto la proposta di sospensione e rinvio, sottolineando però che era fondamentale affrontare il tema della formazione, ora in crisi, in maniera ampia, considerando che investire in quest'ambito era determinante per il futuro. La considerazione degli insegnanti, è vero, era diminuita, ma essi fornivano prestazioni eccezionali anche se dovevano occuparsi di “soli” 20 bambini: non si trattava di intervenire solo sulle retribuzioni, ma anche sull’age-management, permettendo magari a chi doveva andare in pensione di lavorare ancora un paio d'anni, oppure sui modelli lavorativi, su compiti speciali. Ciò che si poteva fare subito era, comunque, intervenire sui contratti collettivi. La mozione è stata quindi sospesa.
(continua)
(MC)